Psicomotricità, difficoltà motore, emotive, relazionali. Le terapie…

Attualità

Difficoltà motorie, emotive, attentive, relazionali e comportamentali rendono difficile lo sviluppo dei bambini, compromettendo la loro interazione con il mondo. Il terapista della neuro e psicomotricità, attraverso un’interazione ludica attenta ai bisogni dei bambini, interviene in queste ed altre aree dello sviluppo in ottica riabilitativa o psicoeducativa.

Il movimento, il gioco, le interazioni con l’adulto o con i pari, le emozioni, la comunicazione sono tra gli elementi che caratterizzano il vivere del bambino e non solo, permettendo lo sviluppo di abilità utili per interagire con il mondo correttamente.Su questo e tanto altro lavora il Terapista della Neuro e Psicomotricità (TNPE). Una figura professionale poco conosciuta ma che agisce in diversi ambiti e con diversi scopi, sia educativi al fine di garantire un corretto sviluppo delle abilità di base o migliorarle, sia riabilitativi o terapeutici per ridurre i deficit e incrementare le competenze.

Per chiarire i vari dubbi e appagare la curiosità su questa figura professionale abbiamo intervistato Giulia Fusa Poli, terapista delle neuro e psicomotricità attiva al centro Elpis di Ispra (Va).

Chi è il Terapista della Neuro e Psicomotricità e qual è la sua formazione?

Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è una figura sanitaria, ha una laurea triennale riconosciuta che rientra nelle professioni sanitarie.È un professionista che opera sull’età evolutiva, quindi in teoria sarebbe 0-18 anni, poi l’ambito effettivo nella pratica è fino alla scuola media, perché è difficile seguire ragazzi più grandi.Opera sia in ambito educativo che riabilitativo. In ambito educativo per sostenere e accompagnare lo sviluppo, perciò gli obiettivi generali sono incrementare le competenze e favorire l’emergere dei bisogni dei bambini. Mentre in ambito rieducativo, quindi riabilitativo, perciò con bambini con difficoltà e deficit, si lavora per sostenere le criticità e incrementare competenze e aree in cui ci sono delle criticità.Molte attività sono fatte nelle scuole anche se molti operano nel campo sportivo in palestre con corsi di psicomotricità educativa, ludoteche. Altri contesti frequenti sono studi privati, ospedali, centri riabilitativi con un’ottica più terapeutica-riabilitativa accanto a quella psicoeducativa.

Qual è la differenza, se esiste, tra il Terapista della Neuro e Psicomotricità e lo Psicomotricista?

La facoltà di TNPE è recente e prima c’erano solo Psicomotricisti la cui formazione e ambito di intervento sono diversi dal terapista.
Per fare lo Psicomotricista basta fare una scuola di metodo, dopo la scuola superiore, quindi dopo il diploma, la cui durata è anche qui tre anni. Esistono diverse formule. Lo psicomotricista non rientra nelle professioni sanitarie e non è riconosciuto come titolo universitario, quindi psicomotricisti che operavano prima della nascita della facoltà di TNPE, per acquisire il titolo universitario di terapista, hanno dovuto fare esami e convertire il titolo.

La psicomotricità ha un indirizzo maggiormente relazionale ed educativo e nella formazione è riferita al bambino, all’adulto e all’anziano. Lo psicomotricista può lavorare solo nelle scuole, in progetti ma sempre e solo in ambito educativo, non può essere assunto in strutture sanitarie e anche nel privato, in teoria, non agisce in ottica riabilitativa, come fa invece il terapista. L’orientamento lavorativo in generale dipende dalla corrente di pensiero seguita che, solitamente, si muove in una direzione più relazionale o più funzionale. La prima si basa più sulla relazione e il gioco per osservare la sfera emotiva, cosa accade nella relazione e le dinamiche di attaccamento; mentre chi agisce in ottica più funzionale si focalizza di più sulle difficoltà motorie e di funzionamento.

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