PizzAut, la pizzeria che assume solo ragazzi autistici

Attualità

Nico ci racconta che lo scorso 2 aprile al tavolo al quale stiamo mangiando, nel grande ristorante PizzAut a Monza, proprio al posto accanto al mio, c’era seduto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per l’inaugurazione del suo secondo locale (il primo è a Cassina De’ Pecchi), Nico Acampora, il fondatore del progetto PizzAut – il primo ristorante in Italia che impiega solo ragazzi autistici – ha invitato a tutti, anche il nostro Presidente che a sorpresa, ha accettato l’invito. «Quello che abbiamo fatto parla dei diritti fondamentali della Costituzione», spiega Nico. Ed è così: una «Repubblica fondata sul lavoro» e una Repubblica in cui «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale» impone che tutti abbiano accesso al lavoro, anche le 600mila persone autistiche che si contano in Italia, dove 1 bambino su 77 nasce con autismo.

Sono questi ragazzi che hanno trovato lavoro da Nico, il cui figlio, anche lui autistico, è stato l’ispiratore del progetto. Nico ci racconta che per anni ha tentato di capire cosa fare, e come fare, cercando di trovare una risposta al pensiero che affligge ogni genitore di un figlio con una disabilità: trovare il modo di inserirli nella società: «L’alternativa per un ragazzo autistico in Italia oggi sono poche – ci spiega -. Il futuro delle persone con autismo ha tre vie, o sta a casa tutto il giorno con i genitori, classicamente con un uno dei genitori – specialmente le madri – che sacrificano tutto per aiutarlo, oppure frequenta un centro diurno, oppure entra in un istituto residenziale. Un ragazzo in un istituto costa 200mila euro allo stato, un centro diurno costa 50mila euro. Io nei due ristoranti PizzAut ho assunto 35 ragazzi, che se facciamo i conti è un risparmio per lo stato di almeno 7 milioni di euro, oltre al fatto che oggi sono soggetti attivi che versano i contributi».

Ma l’aspetto fondamentale è che sono ragazzi più felici: «La loro vita è cambiata totalmente, molti di loro vivevano il cosiddetto “mutismo” selettivo, ovvero parlavano solo con i genitori, e oggi prendono le comande. Alcuni non toccavano nessuno e oggi abbracciano i loro colleghi, me, e anche i clienti».

Quello che ha ottenuto Nico Acampora è un successo fuori dall’ordinario quando in tanti dicevano che non ce l’avrebbe fatta. Ha raccolto vite e storie, ognuna delle quali riempie il cuore e fa commuovere. È difficile trattenere le lacrime quando i ragazzi abbracciano Nico, servono al tavolo, vengono a prendere le comande. Letizia viene al nostro tavolo per servirci le pizze: Nico le chiede: «Cos’è la cosa più bella di PizzAut?», «Tutto», risponde lei. «Che cos’è la cosa più difficile?», «Portare 4 pizze insieme». Ridiamo. L’atmosfera è felice e spensierata, Nico è capace di sdrammatizzare tutto, di vedere sempre il lato più lieve di storie che non sono lievi: «Qui ci sono 35 ragazzi che si chiamerebbero “handicappati” e 5 che il mondo chiama “normali” e che gli altri hanno iniziato a chiamare “minoranza etnica”». Ridiamo ancora davanti all’inversione del politically incorrect, un modo di essere che unisce ogni persona che mangia a PizzAut in un momento di gioia. Forse anche per questo i ristoranti di Nico sono sempre super prenotati. O forse anche perché la pizza è ottima.

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