15 Febbraio 1898, nasce il principe della risata

Cultura

Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però, per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire.


Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, abbreviando, Antonio De Curtis, nacqua a Napoli, nel quartiere Stella, il 15 febbraio 1898, da Anna Clemente e da Giuseppe De Curtis, fù adottato nel 1933 dal Marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, ereditando il titolo di Marchese di Tertiveri, insiemi agli altri titoli nobiliari.

Attore comico italiano, conosciuto il tutto il mondo, lui, TOTÓ IL GENIO, soprannominato anche, PRINCIPE DELLA RISATA, in quasi cinquant’anni di carriera spaziò dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari), lavorando con molti tra i più noti protagonisti del panorama italiano e raggiungendo, con numerosi suoi film, i record d’incasso.

Totò fu membro della Loggia massonica  “Fulgor” di Napoli dal luglio 1945 e, in seguito, della Loggia “Fulgor Artis” di Roma, da lui stesso fondata. Entrambe le Logge appartenevano alla “Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana” di Piazza Del Gesù.


Tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me. A pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l’altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino. Mentre con Totò ci mangio dall’età di vent’anni. Mi spiego?


Dopo l’adozione nel 1933 da parte del marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, cavaliere del Sacro Romano Impero (D. M. di riconoscimento 6 maggio 1941), Totò intraprese lunghe e costose battaglie legali, portate avanti con determinazione, per il riconoscimento di nobiltà, anche grazie all’aiuto di esperti avvocati e araldisti. Totò riteneva di appartenere a un ramo decaduto dei nobili de Curtis, quello dei conti di Ferrazzano, sebbene tale discendenza non sia mai stata dimostrata.

Di fatto, dalla sentenza del 1946, Totò acquisì i titoli e i nomi di: Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardamia, del Peloponnesso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

Il 18 luglio 1945 e il 7 agosto 1946 il Tribunale di Napoli, IV sez., emanò sentenze che gli riconobbero diversi titoli gentilizi, che vennero registrati a pag. 42 vol. 28 del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, tenuto presso l’archivio della Consulta Araldica (Roma, Archivio Centrale dello Stato): Principe, Conte Palatino, Nobile, trattamento di Altezza Imperiale. Con sentenza 1º marzo 1950 del Tribunale civile di Napoli, il cognome di Totò venne rettificato in “Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio”, anche se sul pronao della cappella della sua tomba, nel Cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli, l’incisione recita solo Focas Flavio Comneno De Curtis di Bisanzio – Clemente.

In seguito al riconoscimento nobiliare, Totò fece coniare delle medaglie d’oro dal peso di 50 grammi l’una ritraenti il suo profilo, come fosse un imperatore romano, e che amava regalare ai suoi amici più intimi. Sembra che ben cinque denunce siano state sporte contro l’attore (anche da privati cittadini) per “abuso di titoli nobiliari”.


Nel 1963, in un’intervista di Oriana Fallaci, rilasciata per L’europeo, Totò elencò così i suoi titoli nobiliari:

Signorina mia, sono altezza imperiale, son principe e anche molte altre cose: conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, ufficiale della Corona d’Italia, Cavaliere della Gran Croce dell’Ordine di Sant’Agata e San Marino, marchese di Tertiveri, questo però non lo uso.


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