Napoli, 6 Giugno 1880 nacque la prima funicolare al mondo su un vulcano attivo

Cultura

Funiculì funicolà… la ricordate la canzone? Fu scritta da Giuseppe “Peppino” Turco (Napoli, 7 marzo 1846 – Napoli, 14 ottobre 1903) un cantautore e giornalista italiano che iniziò la carriera giornalistica collaborando con il giornale satirico romano Capitan Fracassa, e con vari periodici napoletani, lo stesso dove nel 1882 approdò Matilde Serao. Ma Turco a differenza di Donna Matilde, raggiunse la notorietà non come giornalista ma come poeta e paroliere. Insieme a Luigi Denza, che viveva invece a Londra, dove dirigeva il Conservatorio musicale britannico, scrisse nel 1880 Funiculì funiculà. Galeotto fu il loro incontro, in pieni anni di belle epoque, in un albergo termale di Castellammare, dove entrambi erano in vacanza.

La canzone, eseguita alla festa di Piedigrotta e stampata da Ricordi, descrive quindi ai napoletani e soprattutto ai turisti i vantaggi offerti dal nuovo mezzo di trasporto, che permette di salire senza fatica, ammirando il panorama: vendette un milione di copie e per molti segna la nascita dell’internazionalità della musica napoletana. Ma cos’era in fondo Funiculì Funiculà? Molto brevemente quel brano altro non era quello che oggi chiameremmo “jungle”, ovvero una sorta di spot musicale per la funicolare costruita qualche anno prima.

E già perché la funicolare era già nata ma napoletani e turisti erano restii a prenderla per una serie di ragioni. Charles Dickens nel diario “Documenti del circolo Pickwick” descriveva gli avventurosi forestieri “anneriti, abbruciacchiati, ustionati, accaldati”, ma felici che scalavano a piedi o “a bordo” di una mulattiera l’impervio e splendido cono vesuviano.

Verso il 1870 il finanziere Ernest Emmanuel Oblieght, ebbe l’idea di costruire una funicolare sul Vesuvio. Nel 1878 ottenne la concessione di suoli e la locazione degli stessi per trenta anni. Il progetto, redatto dall’ingegnere Olivieri,  e messo in piedi dagli ingegneri Galanti, Sigl e Wolfart, prevedeva due direzioni lungo le quali scorrevano altrettante carrozze del peso ciascuna di 5000 kg tirate da cavi d’acciaio grazie a delle macchine a vapore da 45 hp. Il costo dell’opera, che fu completata nel 1880, ammontò a 435.000 lire. La ditta Oblieght affidò i lavori all’appaltatore Alvino. Il 25 maggio 1880 prima dell’inaugurazione ufficiale si era riunita in Napoli la Commissione per il collaudo ed il 6 giugno, verso le 5 pomeridiane, fu inaugurata la funicolare del Vesuvio. Al brindisi parteciparono il senatore Piedimonte, presidente della società esercente la linea, il sindaco di Resina ed il sindaco di Napoli. Il 10 giugno la funicolare, diretta da Enrico Treiber, fu aperta al pubblico iniziando così il servizio regolare.

Nota fondamentale: la funicolare del Vesuvio all’epoca era  l’unico impianto al mondo a quel tempo ad arrampicarsi su di un vulcano attivo.

Le cronache del tempo raccontano però che sorsero problemi con la comunità locale che rivendicava i propri diritti sulle flotte di turisti che visitavano il Vesuvio. Oblieght fu così costretto al pagamento di 900 lire annue più una tassa su ogni passeggero trasportato.

Il 13 dicembre 1886 Oblieght cedette, come si era riservato di fare nel contratto del 1878, la concessione per 1.200.000 lire alla compagnia francese “Société Anonyme du Chemin de Fer Funiculaire du Vèsuve”, che aprì un ufficio in Napoli alla Via S.Brigida, 42. Ogni giorno 300 persone provarono l’ebbrezza della salita. La compagnia, tuttavia, indebitata fino al collo per gli elevati costi di gestione, e le esigue entrate dei biglietti fallì e fu costretta a sua volta a cedere la concessione per 170.000 lire alla compagnia Thomas Cook and Son, già famosa in tutto il mondo. Era il 24 Novembre 1888.

L’avvento della nuova compagnia non fu dei più felici. Le cronache di allora narrano che i Cook dovettero infatti subire le pressanti richieste estorsive delle guide locali, che incendiarono una stazione, tagliarono i cavi e spinsero giù per il burrone una carrozza. John Mason Cook, che nel frattempo era succeduto al padre Thomas morto nel 1892, giunse ad un accordo con le guide sulle somme da corrispondere per ogni passeggero trasportato.

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