L’acqua della Madonna, Castellammare di Stabia e la sua fonte di benessere

Cultura

Avete mai sentito parlare della città delle acque? E dell’acqua della Madonna? A quale città vesuviana vi fa pensare tutto questo?
La risposta è facile per tutti, stiamo parlando di Castellammare di Stabia, città che fa da confine tra l’area vesuviana e la costiera sorrentina.
La città stabiese è infatti nota anche per le sue numerosi sorgenti d’acqua, delle quali ognuna sembra possa servire ad un obiettivo ben preciso e difatti curare/prevenire un qualcosa in particolare come coliti, diuresi, digestione.



Se ne contano quasi 30 in tutta l’area! Un motivo per il quale quest’acqua sia così ricca e benefica è sicuramente dovuto anche al fatto che in quella zona la roccia calcarea dei Lattari si fonde a quella di origine vulcanica del Vesuvio, dando vita a qualcosa di stupefacente.



L’acqua di Castellammare che sia quella Acidula o l’acqua della Madonna, non è una novità contemporanea. La sua notorietà viaggia nel tempo passato, tanto è vero che lo stesso Plinio il Vecchio già ne parlava nell’opera Naturalis Historia.



La stessa acqua della Madonna, nota per la sua utilità nella cura dei calcoli renali, deve il suo nome ad un’antica chiesa dedicata alla Madonna di Portosalvo e sita laddove oggi sorgono i cantieri navali, perché è proprio lì che nel 1841 fu scoperta la sorgente.

Nel tempo, oltre alla cura dei calcoli, si scoprì che fosse anche molto utile ai marinai per lunghe traversate, in quanto lasciava inalterate le proprietà nel tempo ed è così spiegata la scritta “Acqua dei Navigatori” sull’etichetta delle bottiglie dell’acqua della Madonna o anche lì in loco.



Recandosi oggi in quella zona che anticipa le terme antiche di Stabia, ci sono ancora le fontane dalle quali sgorga l’acqua, nonostante siano dimuite rispetto a quel tempo in cui la gente affollava la zona, riempendo taniche, bottiglie, damigiane della preziona acqua.

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